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destionegiorno
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Elena Poldan
Oltre i limiti del finito, oltre giorni preordinati, oltre orizzonti delimitati, c’è uno spazio sconfinato dove navigo alla ricerca di un senso che so già non troverò mai e il bello è proprio questo: è una ricerca senza fine, meravigliosa, che mi disancora da tutto e mi fa sentire libera e ... (continua)
Nell'albo d'oro:
Il mio lago
Nascosto
nella parte piú remota del cervello
vive un lago di silenzio
acque scure
giacciono senza vento
in esso s’inabissano
inesplorati
dolori rarefatti dal tempo
tormenti diluiti
dall’affastellarsi di impegni
unghie di metallo
questi strazi d'inverno
Acheronte cocente
discende ferendo
solca avvampando
infiamma d’inferno
sepolcri fumanti
scuciono cicatrici
su nervi di cristallo
è una gabbia questa nebbia
di smarrimento
dubbiosi i... leggi...
Di panna
la mia anima è di panna
si sposa bene ovunque
ci sia dolce accogliente
si amalgama naturalmente
in connubi golosi
scivola leggera fra arabeschi deliziosi
si scioglie svogliatamente
in stille bianche
è la notte che scompare
come spettro fra le pene
ma ancora si trattiene
svelando il volto vero
che non tace e non dice
riccioli d’argento fregiano il mare
che inizia a... leggi...
Dietro l'angolo dei domani
non viaggio fra i numeri
in calcoli e millimetrici riquadri
entro serie finite
e tristi parallele
le mie s’incontrano
e insieme volano
danzando ascendono
eludendo i limiti
oltre la misura
oltre selciati aridi
oltre imposte addizionali... leggi...
Sono
sono sabbia dispersa nel vento
frammento di mare
scaglia di sole
sono nuvola che scompare
io non ho radici
sono avulsa
a un palmo da terra
fiera sulla vetta d’una montagna
agitata dai venti
fra capelli scomposti
e una tunica bianca... leggi...
Rimbocchi
replica il ricordo
nel frastuono di uno sbadiglio
mentre rifaccio l’orlo a sfilacci
di pensieri
spolvero le mie porcellane
con guanti d'oblio
non oso fiatare
di frantumi ho le tasche piene
pendono ragnatele dal soffitto
ma morto é il... leggi...
Prigione
Vado avanti
devo farlo
è la vita
e stordita
freddo automa
vado a scuola
a insegnare
torno a casa
affaccendata
parlo tanto
non mi ascolto
l’ho rinchiuso
il mio dolore
nessuno può sentire
ben celato
ben nascosto
sul mio viso
ho... leggi...
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Elena Poldan
La resa
Impressioni
sola in questa stanza
fra meditazione e dispersione
-forse senza ragione-
fisso ragnatele nei soffitti
umidi gli intonaci
staccano frammenti di memorie
sogni
ormai solo cenere
-insidiosa polvere
che penetra da fessure d'anima
occlude orizzonti
soffoca risvegli-
con fatica in questo letto
come immobile fantoccio
fisso il vuoto
freddo
che fa eco ai sospiri
senza ritorno
deserta la strada
in questo giorno che sale
in cui vedo crollare
il mondo
e ogni senso
che trattenga
a questa vita malferma
che illude e tradisce
mentre il colpo fatale assesta
fra vane blandizie
ed una tunica senza stoffa
come me che sto alla finestra
ad osservare questa frotta
di gente che avanza e che lotta
e che alfine trionfa
sulla mia disfatta
scorro e mi perdo
senza appligli
alfine crollo
senza gigli
solo un foglio
sopra poche lettere confuse
scarabocchi
boccacce d'anima
insulsi riflessi
d'un inquieto vivere
che perde pezzi per strada
che smorfia circostanze
offusca il passato
in smerlati affreschi
illusori fantasmi
di chi non esiste
ma muore ogni giorno
lasciando di sé
solo avanzi
mondate il mondo
sopprimete gli inetti
e di me disperdete ogni atomo
affinché non rimanga
che il Niente
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Commenti di altri autori:
«Versi di resa verso un nemico che non si vuole vincere o che è una folla di anonimi corridori che vincono e basta!
Verrebbe da dire: scendiamo in strada, ma è meglio non mischiarsi alla "frotta di gente", è meglio continuare sulla propria strada e senza curarsi delle altre strade. Chi vuol seguire, la strada è tracciata da noi e seguano. Mi piace molto il contrasto dell'ultima strofa con i 4 versi finali, versi che suonano come il proprio essere che così deve essere: Bianco e nero (senza sfumature, deciso), afono (silenzioso) ed Infinito (Infinito!).»